Fumo nel Diabete - Diabete Mellito: sintomi, valori, cause, complicanze, prevenzione, alimentazione. Il diabete Mellito è una malattia cronica dovuta ad una carenza di azione dell’insulina causata da una sua carente produzione o da un cattivo funzionamento.

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Stile di Vita

Fumo nel diabete


Il fumo nuoce gravemente alla salute
, soprattutto se il fumatore è anche diabetico. Il fumo è un nemico dai contorni ancora più preoccupanti del previsto, per le persone che soffrono di diabete "la nicotina aumenta il rischio di sviluppare complicanze". Fumo e diabete vanno davvero poco d’accordo: questo brutto vizio rischia di aumentare il rischio di insorgenza delle complicanze legate alla patologia cronica. Ecco il quadro emerso da una recente sperimentazione statunitense, che rivela la sconcertante relazione “pericolosa” tra fumo e diabete. Spegnere l’ultima sigaretta, dimenticare per sempre il vizio, smettere di fumare è una scelta consapevole, di salute, che garantisce il pieno di vantaggi e benefici per tutto l’organismo. Vantaggi assicurati, che assumono un profilo ancora più irresistibile, quando si tratta di persone affette da diabete.

Infatti, uno dei componenti delle sigarette, la nicotina, è in grado di aumentare, nelle persone diabetiche, i livelli di emoglobina glicata, HbA1c, ma non solo. Fumare significa anche correre maggiori rischi di sviluppare complicanze, patologie correlate al diabete, come attacchi di cuore, ictus, insufficienza renale e danni nervosi. Prospettive poco rassicuranti, che dovrebbero indurre tutti i diabetici amanti delle bionde a dire no al fumo, per sempre.

Gli scienziati statunitensi, della California State Polytechnic University di Pomona, che hanno presentato i risultati della loro sperimentazione nel corso del recente National Meeting & Exposition della American Chemical Society, sembrano non avere dubbi.
“Il nostro è un importante studio. E’ il primo a stabilire un forte legame tra la nicotina e le complicanze del diabete. Nessuno lo sapeva prima: più alto è il livello di nicotina, più alto è l’HbA1c. I diabetici con il vizio del fumo dovrebbero particolarmente essere interessati a smettere di fumare”.

I risultati di una recente pubblicazione indicherebbero che, nel periodo immediatamente successivoalla cessazione del fumo, le persone condiabete mostrino di frequente alterazioni dei livelli di emoglobina glicata, indipendentemente dalle variazioni del peso.
Da una parte l’abitudine al fumo aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, ma dall’altra varie ricerche hanno dimostrato che, per un periodo di tempo variabile fra tre e cinque anni dopo avere smesso di fumare, il rischio che si presenti il diabete è maggiore, rispetto a quello rilevato nei soggetti che continuano a fumare. In seguito, a dieci o 12 anni di distanza dall’abbandono di tale abitudine, il livello di rischio si riduce e diventa simile a quello delle persone che non hanno mai fumato. Inoltre, studi su piccole popolazioni hanno evidenziato che tenere sotto controllo la glicemia diventa difficile per un certo periodo successivo a quando si è smesso.

Lycett e colleghi hanno valutato se, in fumatori con diabete, si modificavano i valori degli esami di laboratorio relativi al metabolismo degli zuccheri, per quanto tempo durassero alterazioni di questo tipo e se esse avessero una relazione con variazioni del peso. Hanno fatto riferimento a un archivio di dati raccolti da medici di medicina generale e hanno costruito un modello di analisi statistica che tenesse in considerazione tutte le variabili maggiori. Di 10.692 fumatori diabetici in età adulta, 3131, il 29%, aveva smesso e non ha più fumato per almeno un anno. Dopo le opportune analisi necessarie per evitare che i risultati fossero falsati da fattori confondenti, è risultato che, nel primo anno, l’emoglobina glicata aumentava del 21%(95% CI 0•17-0•25; p<0•001; [2•34 mmol/mol (95% CI 1•91-2•77)]) in chi smetteva di fumare rispetto a chi continuava. Poi, passati tre anni dalla cessazione del fumo, le variabili relative al metabolismo degli zuccheri si equivalevano in chi aveva smesso e in chi aveva continuato. Inoltre gli autori hanno verificato che questa temporanea modificazione dell’emoglobina glicata non era dovuta a variazioni del peso.


Le informazioni su questo studio meritano un breve commento. Il fumo è un fattore di rischio per numerose patologie, che vanno dalle malattie di cuore e di vasi sanguigni, al tumore del polmone, ad alcune malattie del sistema nervoso e altre ancora. Attraverso lo sviluppo di queste patologie, il fumo è anche causa di un’aumentata probabilità di decesso. Inoltre, fumo e diabete sommano i loro effetti negativi, in termini di rischio, ad esempio, a carico di cuore e di vasi. Tutto ciò fa sì che smettere di fumare sia un intervento prioritario per migliorare la salute e la vita di qualunque fumatore. E non cominciare è, ovviamente, ancora meglio. Il fatto che nei fumatori con diabete la cessazione modifichi temporaneamente l’emoglobina glicata significa solo che per tale periodo andranno fatti controlli e adeguate le cure, ma certo non deve scoraggiare i diabetici dallo smettere di fumare.

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Il fumo è causa di numerose patologie sia dell’apparato respiratorio che di quello cardiovascolare.

Per quanto riguarda il sistema cardio-vascolare, il fumo è la causa principale di malattie coronariche in uomini e donne e si associa al   30% delle morti causate ed è causa di:

- Aumentato rischio di morte improvvisa.
- Aumentata mortalità perioperatoria in pazienti con by pass coronarico.
- Aumentato rischio di morte per aneurisma addominale aterosclerotico.
- Aumentato rischio di vasculopatia periferica aterosclerotica
- Azione sinergica con ipertensione ed ipercolesterolemia con forte aumento del rischio di coronaropatia e infarto.
- Aumentato rischio di malattie cerebrovascolari.
- Aumentato rischio di sviluppare emorragie cerebrali in donne che usano contraccettivi orali.   

Il fumo, attivo o passivo, produce nell’organismo diversi effetti dannosi, tra cui un maggior rischio di diabete di tipo 2. Tale rischio cresce con il numero di sigarette che si fumano. Appena si smette il rischio cresce ma poi progressivamente si riduce dopo qualche anno di astinenza. Questi i principali risultati di una metanalisi eseguita su 88 studi prospettivi che hanno valutato quasi sei milioni di persone di cui oltre 295.000 hanno manifestato diabete di tipo 2.

Le persone che fumano e quelle esposte abitualmente al fumo passivo,
per lavoro o per stile di vita, manifestano un maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non ha mai fumato. Il rischio aumenta in rapporto alla quantità di fumo con cui si viene in contatto ogni giorno.

Nonostante gli sforzi globali per combattere l’abitudine al fumo, il consumo di sigarette rimane una delle principali cause di mortalità e morbilità in tutto il mondo. Questa ampia metanalisi sottolinea l’importanza di attuare e far rispettare le disposizioni della convenzione quadro dell’OMS sul controllo del fumo. Le politiche antifumo approvate dalle più importanti Istituzioni internazionali e Nazionali sono in grado di fornire protezione per i non fumatori e possono favorire il controllo e la cessazione da parte dei fumatori di quest’abitudine, portando a numerosi benefici per sé e per gli altri.

Vale la pena smettere? Ecco 10 buoni motivi per farlo!
1. Migliorare la salute e la circolazione
2. Migliorare la performance fisica e non provare più affanno nei piccoli gesti quotidiani.
3. Migliorare la performance sessuale. Smettere di fumare prolunga la fase terminale dell’eros.
4. Migliorare l’aspetto della pelle che apparirà più brillante e luminosa.
5. Migliorare il sorriso. Il tabacco si deposita sui denti e ne altera la colorazione.
6. Riacquistare il gusto dei sapori. Il tabacco si deposita e ostacola la funzione delle papille gustative.
7. Riapprezzare il gusto di rilassarsi. Quando si fuma non si sta veramente liberando la mente.
8. Aiutare un altro a smettere. Essere di esempio è spesso un’ottima motivazione.
9. Avere una vita più lunga e sana.
10. Risparmiare un costo che non fa bene alla salute e favorisce l’invecchiamento.


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